Appuntamento imperdibile in
questa calda estate alla Libreria Feltrinelli Point di Lecce con la
presentazione del nuovo cd di Mino De Santis “Muddhriche” (Ululati-Lupo
Editore). Introduce il cantautore Stefano Donno
Giovedì 11 luglio 2013, ore 20.00
- Libreria Feltrinelli Point - via Felice Cavallotti, 7/A - LECCE.
Ogni qual volta si ascolta Mino
De Santis, si hanno ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini
musicali e i suoi ascolti al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma
anche l'impegno di Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non
abbandonarsi a facili semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere
play. Mino De Santis è a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere
perché ama ancora raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue
istantanee, un pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio
del paese nel riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album
“Muddhriche” prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono
piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed
essenziali, messe insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le
"macchiette", i personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato
o la “La bizoca e la svergognata”, apparentemente diverse ma "le stesse e
l'hanno sempre saputo".
C'è la bellezza e la malinconia degli
"Anni" passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud
amaro dei “Pezzenti” (feat Nando Popu/Sud Sound System), quegli immigrati
trattati come animali tra “patruni e capurali”, senza diritti o assistenza,
pagati venti euro alla giornata me definiti lo stesso invasori.
E tra
mandolino e fisarmonica, si continua a raccontare di quei “Radical chic”,
quelli bravi a dare definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da
parlare.
A poco a poco le “Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che,
come ben rappresentato dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce,
cerca di individuare quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli
godimento. È un carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni
polmoni l'aria scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il
suo modo di continuare a credere al sogno di anarchia.
Il Salento trova nuove parole,
quelle puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto
l'animo e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa
riverenza. Mino De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero.
(Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che
il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che
arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella
memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e
Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di
canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida
prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un
linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato,
rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con
il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la
chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un
materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca).
Autoironico e impietoso… lo
definirei un “verista” per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella
di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla
in versi. È un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a
qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta
anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità,
un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità
“popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De
Santis).
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